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Casa D.M.Z.

Villa, Milan 2013

The project of renovation of this building, has the complex task of interpreting the character of a neighborhood that over the years has impoverished and messed up it’s architectural language. We have therefore opted for a language that would gather the suggestions of the past modern architecture. We then tried to make use of the elements identified in the analysis of the buildings of the “Villaggio dei Reduci” to build a vocabulary that would allow an appeal to the glorious past of the QT8 neighborhood. It was decided to recover the cited above elements: a clear volumetric and evident hierarchy between living spaces and service ones; sloped roof only; vertical openings for the living areas and small or horizontal windows for the service rooms; shading devices; juxtaposition on the facade of a large - functional decorative item that would counterpoint the severity of the general volumetric and architectural composition of the building.

Le successive modificazioni, di cui entrambe le unità sono state oggetto, hanno portato a una progressiva erosione del carattere moderno e pionieristico degli edifici, riportandoli a un aspetto neo-rurale di dubbia contestualizzazione. L’edificio, dopo le pesanti manomissioni avvenute nel tempo, si presentava come un disordinato insieme di elementi architettonici eterogenei e poco raccordati. Il progetto si è proposto quindi di restituire al Villaggio dei Reduci un’architettura onestamente moderna, senza infingimenti né rimpianti, ma, allo stesso tempo, senza concessioni alla deriva pseudo-vernacolare in corso.

Il progetto di manutenzione straordinaria e di recupero di sottotetto dell’edificio in oggetto, si trova nel complesso compito di interpretare i caratteri di un intorno di cui si conosce un passato di grande qualità architettonica e paesistica, ma che attualmente presenta caratteri di confusione e immiserimento linguistico. Pur consci dell’inopportunità di un’operazione storicista che riproponga più o meno letteralmente l’architettura di Menghi e Zanuso, ormai irrimediabilmente perduta, pare altrettanto impossibile rassegnarsi alla deriva pseudovernacolare che ha caratterizzato molti degli interventi circostanti.

Si è quindi optato per un linguaggio che raccogliesse le suggestioni, le tracce, di un passato di architettura moderna, ancora visibili attraverso gli strati di un presente di architettura à l’ancienne. Si è cercato di ricorrere agli elementi individuati nell’analisi degli edifici del Villaggio dei Reduci per costruire un vocabolario appropriato che, pur non impedendo un adeguato inserimento dell’edificio nel contesto, così come oggi si è andato a configurare, permettesse un richiamo al glorioso passato del QT8.

Si è deciso, in particolare, di ricorrere a una marcata chiarezza volumetrica e netta gerarchizzazione tra corpi abitati e corpi di servizio, alla copertura a falda unica o piana, a bucature verticali per le parti abitate e orizzontali e di piccole dimensioni per i corpi di servizio, a dispositivi di ombreggiamento dal chiaro carattere architettonico e a alla giustapposizione alla facciata di un grande elemento decorativo-funzionale che facesse da contrappunto dalla severità della composizione volumetrica e architettonica generale.




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Bruno Egger Mazzoleni
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